Museo del Violino: una splendida finestra sulla creatività italiana

La città di Cremona si trova al centro della pianura padana, in una posizione di cerniera tra la Lombardia e il Veneto, in un’area ricchissima di storia e cultura ma anche di una prosperità secolare, frutto di un’agricoltura avanzata e della tradizionale operosità locale. Possiamo visitarla per ammirare lo splendido Duomo con il suo battistero, salire sul Torrazzo, simbolo della città e una delle torri campanarie in laterizi più alte d’Europa, oppure gustare il goloso torrone locale. Non possiamo dimenticare però che questa città ha dato i natali a un gigante della musica come Claudio Monteverdi, a un importante operista come Amilcare Ponchielli e, soprattutto, ha visto nascere quella che è forse la più importante scuola di liuteria del mondo che annovera i più grandi nomi del settore.

Tutto inizia nel XVI secolo. Nella città, difesa lungo il suo perimetro dalle alte mura, nel lontano 1539, un Magister, un artigiano del tempo, affitta una casa con bottega.
Andrea Amati (1505c.-1577), primo fra i liutai cremonesi, in quella casa vivrà e costruirà mirabili strumenti: violini, viole e violoncelli creati per la corte spagnola di Filippo II e per la corte di Carlo IX in Francia. Alla sua morte nell’anno 1577 i figli Antonio (1540c.-1607) e Girolamo (1548c.-1630) riceveranno in eredità un’attività indubbiamente florida. A questa prima bottega si aggiungono poi quelle di Andrea Guarneri (1626-1698), capostipite di un’altra grande dinastia di liutai e di Antonio Stradivari (1644c.-1737), il più famoso costruttore di strumenti ad arco e a plettro. Si stima che Stradivari abbia costruito 1116 strumenti, non tutti sopravvissuti purtroppo, di cui 960 violini.

L’organizzazione della struttura

Il museo è composto da una sala conferenze e nove sale espositive che consentono di seguire la nascita e lo sviluppo del violino, attraverso riproduzioni di strumenti antichi, fino alla ricostruzione della bottega di un liutaio in cui, grazie a un ricco apparato multimediale, è possibile vedere come dal legno iniziale, prenda forma, seguendo una prassi ormai consolidata, uno splendido violino. Ovviamente, tutto il percorso ha come sottofondo il timbro inconfondibile degli strumenti usciti dalla scuola di liuteria di Cremona. La Sala 3, Immersive Audio, è particolarmente interessante perché consente un’esperienza unica di ascolto. Una cupola di 24 altoparlanti proietta al centro della sala il campo sonoro di un’esecuzione musicale, registrata con una speciale tecnica di “audio 3D”, dando al visitatore l’impressione di sedere all’interno di un’orchestra o al centro di un quartetto d’archi. In questo modo si può percepire in maniera fedele sia la spazialità del suono che la risposta acustica dell’Auditorium, cogliendo ogni piccolo dettaglio dei suoni provenienti da qualsiasi direzione della sala.

 

L’avveniristica struttura dell’Auditorium che consente un ascolto immersivo nella musica.

La Sala 5 è giustamente chiamata “Lo scrigno dei tesori”, visto che espone in una sequenza mozzafiato i più importanti strumenti dei maestri classici cremonesi appartenenti alla collezione del Comune di Cremona e della Fondazione “Walter Stauffer”. Si possono così vedere gli splendidi strumenti, otto violini e un violoncello, costruiti negli anni da Antonio Stradivari e dalle botteghe delle famiglie Amati e Guarneri. La Sala 6 ci mostra come Antonio Stradivari costruisse i propri violini, quali strumenti e quale tecnica utilizzasse. Nella sala ci sono infatti oltre settecento reperti, tra cui disegni, forme e attrezzi, tramandati direttamente dalla sua bottega. La Sala 7 ci aiuta a capire che cosa resta della grande lezione di Stradivari, Amati e Guarneri. Nel 1937, nell’ambito delle celebrazioni per il bicentenario della scomparsa di Antonio Stradivari, venne organizzata la Mostra Concorso Nazionale di Liuteria Contemporanea. Gli strumenti classificati ai primi tre posti di ogni categoria (violino, viola, violoncello, contrabbasso e quartetto) costituirono il nucleo del nascente Museo della Liuteria Moderna e rappresentano oggi una significativa testimonianza della liuteria italiana del XX secolo.

Due bellissime storie

L’unico violoncello ospitato nello “Scrigno dei tesori”, uno splendido strumento di Stradivari, ha una storia molto interessante. Ad oggi si conoscono circa 25 violoncelli realizzati dal liutaio cremonese prima del 1700, strumenti di grande formato come il Mediceo, appartenuto alla corte del Gran Ducato di Toscana e attualmente conservato alla Galleria dell’Accademia di Firenze. La storia del violoncello esposto, ricostruita principalmente sulla base della documentazione dei fratelli Hill, fondatori di una delle principali imprese che operano a Londra nel settore degli archetti e dei violini dal XIX secolo, appare non sempre chiara ma si illumina improvvisamente quando Lisa Cristiani, giovanissima violoncellista parigina, entra in possesso dello strumento e lega indissolubilmente il suo nome a Stradivari e alla storia del violoncello.

Il violoncello Stradivari “Stauffer” del 1700, appartenuto alla violoncellista Lisa Cristiani.

Lisa morirà nel 1853 a soli 26 anni, meteora nel panorama musicale del suo tempo: in pochi anni, con il suo straordinario violoncello affascina il pubblico delle sale da concerto e il compositore Felix Mendelssohn Bartholdy scrive per lei la Romanza senza parole op. 109. Dopo la sua morte, il violoncello resterà per lungo tempo in Francia, poi in Germania e infine giungerà a Londra nel 1894 nelle disponibilità della ditta W. E. Hill and Sons, finché nel 1936 lo acquisterà Lewis Bruce. Lo strumento, uno dei più begli esemplari nella produzione del grande Maestro, secondo l’opinione di Alfred Hill, passerà dalle mani della nipote di Bruce a quelle di Paolo Salvelli, presidente del Centro di Musicologia “Walter Stauffer”, per tornare nella citta che lo aveva sentito suonare la prima volta.

Nessuna ricerca è riuscita a scoprire l’anno esatto della nascita di Antonio Stradivari, certo è invece il fatto che nel 1715 il liutaio cremonese fosse prossimo o avesse da poco superato il settantesimo anno di età. Sono questi gli anni, universalmente riconosciuti, della piena maturità. Il decennio dal 1710 al 1720 è stato infatti definito il “periodo d’oro” di Stradivari per la qualità e la quantità degli strumenti costruiti, fra cui il violino Cremonese, una delle perle della Sala 5, conosciuto per lungo tempo come Joachim. Il 1715 è un anno molto ricco, ad esso appartengono non meno di sei violini di altissimo livello: il Gillott, i tre strumenti in possesso del professor Joachim, il violino di F.L. Bevan ed infine l’Alard, di proprietà del Barone Knoop.

Qualche tempo prima della sua morte, Joachim aveva donato lo strumento al nipote Harold, che nel 1910 lo vendette a Robert Brandt e da questi fu ceduto ai fratelli Hill. Violino di grande formato dalle eccezionali qualità acustiche, e realizzato con un fondo in un unico pezzo d’acero di straordinaria bellezza, esaltata dalla luminosità e trasparenza della vernice. Lo strumento, acquistato dall’Ente Provinciale per il Turismo, fece il suo rientro a Cremona il 17 dicembre 1961: da quel giorno il violino, ribattezzato il Cremonese, è considerato uno dei simboli della città. Se si visita il Museo il sabato o la domenica è poi possibile acquistare un biglietto per ascoltare dal vivo, all’interno dell’Auditorium Giovanni Arvedi, la meravigliosa voce degli strumenti di Stradivari, Amati e Guarneri.

Galliano Maria Speri