Draghi cambia passo nella politica verso Libia e Turchia, ma Erdogan rimane un pericoloso avversario potenziale

Il 15 marzo 2021 si è insediato il nuovo governo libico di unità nazionale che pone formalmente fine alla guerra civile tra le fazioni in lotta. L’Italia si è affrettata a rilanciare la sua strategia politica ed economica per mantenere la sua posizione di Paese di riferimento, ma si trova di fronte alla coriacea presenza turca che intende soppiantare i nostri interessi. Draghi dovrà lanciare un’offensiva molto più aggressiva per impedire che un condominio turco-russo in Libia condizioni l’intero Mediterraneo e ci tenga costantemente sotto scacco.

Il nuovo governo di Tripoli è guidato da Abdul Hamid Dabaiba, affiancato da un Consiglio presidenziale composto da tre persone e presieduto da Mohammad Younes Menfi, e ha lo scopo di preparare elezioni generali per il 24 dicembre 2021. La nuova amministrazione pone fine a un decennio di scontri tra le fazioni rivali che controllavano, rispettivamente, la parte occidentale e orientale del Paese, dopo il fallito tentativo del generale Khalifa Haftar, appoggiato da Russia, Francia, Egitto ed Emirati Arabi Uniti, di occupare la capitale. L’offensiva di Haftar era stata respinta grazie all’intervento militare diretto della Turchia che, con i suoi mercenari siriani e i suoi droni, ha bloccato le aspirazioni del generale e dei suoi protettori. La scelta di Dabaiba è stata salutata da tutte le forze in campo, che si sono affrettate a congratularsi col nuovo Primo ministro, facendo buon viso a cattivo gioco.

Dabaiba e la Turchia

Il nuovo premier è nato a Misurata nel 1959 e si è laureato in ingegneria all’università di Toronto, in Canada. Rientrato in patria, è riuscito a dar vita a una prospera attività immobiliare che ha presto suscitato l’interesse di Gheddafi. Nel 2007 ha ricevuto l’incarico di gestire la Compagnia Libica di Investimenti e Sviluppo che ha realizzato i principali progetti di lavori pubblici, inclusa la costruzione di 1000 unità abitative a Sirte, la città natale del dittatore libico. Dopo la caduta di Gheddafi, ha ricoperto ruoli politici marginali fino a quando il Forum per il Dialogo Politico in Libia (FDPL), un organismo creato dalle Nazioni Unite con la partecipazione con tutte le forze politiche e tribali, lo ha scelto per guidare il governo di unità nazionale. Le riunione si sono svolte in Svizzera e sono andate avanti in modo inconcludente per mesi, fino al 5 febbraio 2021, quando 75 delegati lo hanno designato a sorpresa, a scapito di candidati di maggior peso come il portavoce del parlamento Aguilah Saleh, il ministro degli Interni Fathi Bashagha, o quello della Difesa Saleh Namroush.

Da quel momento in poi, si è scatenato un attivismo diplomatico senza precedenti. Tutti i leader dei Paesi collegati alla Libia si sono affrettati a congratularsi telefonicamente. Il 4 aprile 2021, il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel ha incontrato il Primo ministro, seguito dal premier maltese Robert Abela, da quello italiano Mario Draghi e dal Primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis. Questi incontri sono stati preceduti dalla visita congiunta dei ministri degli Esteri dei tre Paesi dell’Unione Europea che hanno un coinvolgimento maggiore in Libia: Germania, Italia e Francia. Ma questa frenesia diplomatica non può nascondere il fatto che è la Turchia ad avere le carte migliori in mano in questa fase e si appresta a trasformare in commesse e influenza ulteriore gli investimenti militari ed economici fatti in Libia. Ci sono diversi segnali che indicano come Dabaiba guardi più a Ankara che a Roma come suo punto di riferimento.

L’articolo è stato pubblicato sul sito Frontiere.eu il 21 aprile 2021. Per continuare a leggere…