Umberto Federico D’Amato: il grande tessitore delle più inconfessabili trame italiane

All’interno del G7, il nostro è stato l’unico Paese a essere ripetutamente colpito da ondate di destabilizzazione di forze estremistiche di destra e di sinistra, con vari collegamenti sia domestici che internazionali. Il prezzo in vite umane è stato enorme, come pure le ripercussioni in termini sociali ed economici. Molti degli eventi che hanno sconvolto e insanguinato l’Italia possono essere ricondotti a un potentissimo ufficio del ministero degli Interni e a un funzionario: Federico Umberto D’Amato. Un nuovo libro, fattuale e rigoroso, ci aiuta a comprendere un periodo storico su cui gravano ancora ombre profonde che non sarà semplice dissipare.

Un importante teologo ha detto che il più grande capolavoro del diavolo è stato di convincerci che lui non esiste. Parafrasando quella affermazione, potremmo dire che le cospirazioni non esistono e che i cataclismi epocali, le cadute degli imperi e dei governi, le rivoluzioni, le drammatiche crisi economiche, gli assassinî politici, le migrazioni forzate sono soltanto il frutto dello scontro aperto di forze che si ripropongono obiettivi contrastanti. Purtroppo, questa visione superficialmente ottimistica viene spesso contraddetta dalla realtà. E, per capire meglio questo punto, dovremmo riflettere sull’operato di un personaggio a cui Giacomo Pacini ha dedicato un saggio che analizza, alla luce della documentazione attualmente a disposizione, la carriera e l’operato di un dirigente statale che è stato al centro di una fitta rete di interessi, italiani e internazionali, che hanno segnato profondamente un periodo tragico della nostra storia.

Un funzionario affidabile e fedele. Ma a chi?

Sarebbe stato interessante leggere Memorie e contromemorie di un questore a riposo, l’autobiografia che Federico Umberto D’Amato aveva cominciato a redigere, buttando giù molti appunti basati su una documentazione riservatissima che era riuscito ad accumulare durante la sua lunga carriera. Sfortunatamente, la morte l’ha colto prima che potesse portare a termine la sua fatica, per cui ci si può basare soltanto sulle annotazioni parziali che aveva iniziato a scrivere. Nei suoi appunti, D’Amato evidenzia l’estrazione antifascista della sua famiglia, sottolineando che il padre, a causa della scarsa simpatia verso il regime, aveva avuto “non pochi problemi” per la sua carriera nelle forze di polizia, mentre la madre, figlia di un muratore socialista, “di tanto in tanto metteva nel grammofono un vecchio disco dell’Internazionale, che faceva suonare a basso tono, ma comunque percettibile all’esterno”. Ma nel fascismo egli deprecava più la “grossolana stupidità” che la “feroce dittatura” e faceva un’analisi edulcorata della politica del regime.

Giacomo Pacini
La spia intoccabile.
Federico Umberto D’Amato e
l’Ufficio Affari Riservati
Einaudi, pp. XX, 268, 28 euro

di Galliano Maria Speri

L’articolo è stato pubblicato sul sito Frontiere.eu il  30 aprile 2021. Continua a leggere